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L’appello di Don Vitaliano alla città: «Mercogliano ha bisogno di una scossa, rimbocchiamoci le maniche per risollevarla. Chi ha idee li tiri fuori»

Pubblicato in data: 18/10/2018 alle ore:08:30 • Categoria: AttualitàStampa Articolo

«Mercogliano ha bisogno di una scossa per far sì  che diventi punto di attrazione non solo per chi la abita ma anche per chi viene da fuori». Da domenica Don Vitaliano Della Sala è il nuovo parroco della chiesa dell’Annunziata. Il prete barricadero,  che guida anche la chiesetta di Capo Castello, è il nuova pastore della chiesa del centro della cittadina alle falde di Montevergine. Con lui, in questa nuovo incarico, il nuovo viceparroco Don Rosario Russo, originario di Pietradefusi.
Nella cerimonia d’insediamento, che si è svolta alla presenza di tanti fedeli, il vescovo di Avellino, sua eccellenza Arturo Aiello, ha tenuto a sottolineare come la comunità dell’Annunziata diventi un traino «un fuoco» di tutta la città di Mercogliano. Una campanello d’allarme che il nuovo parroco ha subito raccolto.
«Questa frase del vescovo mi ha aiutato a riflettere che probabilmente  Mercogliano è un po’ addormentata – afferma Don Vitaliano -. Il vescovo ha detto: Svegliati Mercogliano! E’ un invito bello e forte ma anche una critica ad una comunità che forse sta dormendo. Ed il vescovo non ha torto». Parte da qui la lunga e amara riflessione del prete no global, grande conoscitore della comunità e custode delle anime dei fedeli.
«Vedo un piattume in giro, sia per quanto riguarda la vita politica, culturale ma anche religiosa. Senza politica si può anche vivere ma senza cultura siamo uguali alle bestie».
Un arretramento della cittadina che il parroco non lega alla vicinanza con il capoluogo: «Il problema è che Avellino non sta messo meglio. Il discorso si potrebbe allargare anche ad altre situazioni». Da qui la necessità, secondo Don Vitaliano, che il paese abbia un sussulto: «Mercogliano ha bisogno di una scossa: che non vedo da dove possa arrivare. Non voglio essere presuntuoso ma dobbiamo trovare il modo per ricominciare a fare di questa città punto di attrazione. Nel passato era una cittadina vivace, attrattiva. Oggi non c’è un campo calcio, la funicolare cammina a singhiozzo, un paese che vedo sempre più sporco. Non mi piace dire di chi è la colpa. Quando le cose vanno male è un po’ colpa di tutti, certo c’è chi ne ha di più e chi ne ha di meno. Ma non è il momento di accusarci l’un con l’altro ma quello di rimboccarci le maniche per risollevare la città. Chi ha idee li tiri fuori». Da qui l’appello e il messaggio alla città, che il prossimo anno sarà interessata dalle elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio comunale: «Le occasioni ci sono, pure le elezioni potrebbero essere una scossa positiva. Temo però che possano diventare un altro momento di rissa generale che non porti a nulla di buono. L’alternativa invece è che si può fare politica confrontandosi anche da parti opposte e idee diverse ma per il bene del paese, anche in modo acceso. Invece lo scontro politico lo si fa solo per interessi personali e di partito. Questo si vede attorno a noi. Non è un problema di chi fa il sindaco adesso, ma un problema generale. L’opposizione è la stessa cosa, la si può fare criticando costruttivamente o per distruggere. E cosi si può governare per fare dispetto  o per il bene del paese. E questo lo decidiamo solo noi, non certamente il fato. Noi di chiesa abbiamo problemi analogici. Anche noi ci becchiamo l’un con l’altro senza affrontare poi i problemi e il bene della comunità. Nessuno può essere maestro per gli altri».
Da qui l’invito finale: «al di là della presunzione bisogna mettersi intorno ad un tavolo, tutti quelli che vogliano fare il bene del paese. Io mi sforzo di realizzarlo per quanto mi è possibile, spero che anche altri diano una mano».

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