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Summonte, il ministro Romano alla Lega: chiarimento dopo la manovra

Pubblicato in data: 5/9/2011 alle ore:09:34 • Categoria: PoliticaStampa Articolo

«Siamo pronti a sostenere il governo in un momento di straordinaria difficoltà, ma diciamo no a chi vuole un governo tecnico. I plutocrati debbono prima candidarsi e poi se vincono possono governare». La manda a dire così all’ex amministratore di Unicredit Profumo (senza mai però nominarlo) e ai plutocrati di Cernobbio («quelli che si riuniscono su un lago») il ministro delle politiche agricole Saverio Romano, che ieri mattina ha concluso a Summonte la prima festa nazionale de «I Popolari di Italia Domani». Sostegno leale al governo Berlusconi ma anche divergenze forti con Lega e Tremonti ribadite più volte dal segretario nazionale del Pid nel suo intervento.

Nella lunga intervista, preceduta dall’inno di Mameli, alla giornalista di Libero e Porta a Porta, Barbara Romano, il ministro affronta i grandi temi nazionali, tracciando un primo bilancio sul sostegno alla maggioranza. «Non so se è convenuto a me sostenere la maggioranza, ma è convenuto al nostro paese. Se non avessimo fatto una scelta squisitamente politica sostenendo quel governo lo scorso 14 dicembre i problemi che stiamo affrontando oggi, li avremmo avuti avanti in maniera ancora più drammatica già l’inverno scorso. Non sono affatto pentito, ho fatto una scelta in piena coscienza. Inoltre la nostra iniziativa è servita a scongelare una posizione politica che era in parlamento ma che non aveva ancora avuto modo di esprimersi».

Critica la stampa che spesso fa confusione tra Pid e responsabili e boccia il governo tecnico: «Non vogliamo tornare indietro, governa chi vince le elezioni. Siamo pronti a sostenere il governo con grande senso di responsabilità per scongiurare il default del nostro paese. Chi invece vuole un governo tecnico, i plutocrati debbono candidarsi prima e se vincono possono allora governare. Se a Cernobbio si discute come commissionare il governo, siamo pronti a scendere in piazza contro un governo tecnico».

Sulla manovra economica: «Abbiamo approvato a luglio una manovra. Dopo venti giorni una lettera della Bce ci ha posto dei vincoli a cui abbiamo dovuto dare risposte con interventi strutturali. Difficilmente questa manovra potrà essere modificata. Abbiamo di fronte una stagione di sacrifici, ma queste difficoltà possono trasformarsi in una grande opportunità, fare le riforme strutturali che servono al paese». Il ministro avverte l’alleato di governo, la Lega «non sono d’accordo sulla golden share della Lega su questo governo. Dopo l’approvazione della manovra si dovrà cambiare registro. In certi casi i diktat della Lega non sono più accettabili». Non convince Romano l’annuncio di Alfano su Berlusconi nuovo premier nel 2013: «Berlusconi oggi è il leader di questa maggioranza. Se cambia la maggioranza non può che cambiare la leadership che si affermerà attraverso la partecipazione popolare. Ho grande stima ed affetto per il presidente Berlusconi, ma non penso che sia lui il candidato premier perché la coalizione sarà diversa ed Alfano potrebbe essere uno dei candidati».

Dice no alla soppressioni dei piccoli comuni «Voi cancellereste mai una comunità come Summonte? Si devono invece eliminare gli sprechi». Posizioni diverse con Tremonti sull’opportunità di un nuovo condono fiscale e sul contributo di solidarietà «ma non possiamo utilizzare i metodi di polizia sovietica come la pubblicazione dei redditi online. I sindaci debbono fare i sindaci, non gli esattori delle tasse». Per Romano bisogna spacchettare il ministero dell’Economia «un vero e proprio mostro che va riformato». Sui tagli ai costi della politica e alla casta: «In Italia ce ne sono tantissime di caste intoccabili. La democrazia ha un costo altrimenti diventa oligarchia consentita solo a chi ha denaro. Sì alla riduzione del numero dei parlamentari ma con riforma costituzionale». Sulla legge elettorale invece: «Bisogna ridare la possibilità alla gente di poter scegliere i propri rappresentanti. Non siamo disposti a metterci nelle mani della tecnocrazia e di segretari di partito che scelgano da soli 200 onorevoli. Oggi il futuro del nostro paese non può essere deciso sulle rive di un lago (Cernobbio ndr.)». Per Romano infine il Pid si farà promotore di un cantiere popolare aperto a tutti «raccogliendo i fermenti del mondo cattolico che non si vede rappresentato. Farebbe piacere il ritorno dell’Udc, ma l’appello di Alfano è sbagliato così com’è: il progetto di assemblare non potrà che fallire».

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