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Nadia Arace scende in campo per le Primarie e si presenta alla città di Avellino: “Voglio vincerle per essere il sindaco della rinascita”

La mercoglianese Nadia Arace, vicesegretaria cittadina del Pd, scende in campo per le Primarie del Centrosinistra ad Avellino con le quali i cittadini sceglieranno il candidato sindaco del capoluogo. Ha raccolto circa 500 firme utili per la candidatura. A volere fortemente la sua discesa in campo è stato Franco Vittoria. Trentuno anni, lavora come consulente per lo sviluppo sociale presso enti, imprese e associazioni. Ieri pomeriggio si è presentata alla città capoluogo in una conferenza stampa che si è tenuta presso il Caffè Letterario. Appare molto decisa durante il suo intervento la giovane mercoglianese: “Voglio vincere le primarie per essere il sindaco della rinascita, perché anche a trent’anni si può essere dei buoni amministratori. Coraggio e responsabilità devono essere le parole d’ordine per essere un buon amministratore. Avellino deve riconquistare la guida dei 119 comuni. Abbiamo bisogno di riappropriarci delle parole semplici”. Diploma al liceo scientifico Mancini e laurea in lettere moderne all’Università degli studi di Salerno. Nadia Arace si presenta per le primarie del Pd di domenica. «Sono appassionata di letteratura inglese. Amo leggere e il buon cinema. Sono nata nel Pd, iscritta dal 2008 e sono certa: vinceremo e le cose cambieranno davvero. Ora serve coraggio».
Programma preciso e idee chiare per Arace. «Ho una mia visione per Avellino. A trent’anni suonati si può fare buona politica, soprattutto chi, come me, la politica ce l’ha nel sangue». Una cosa è certa: essere una giovane donna, non significa rappresentare una categoria ma un valore aggiunto. «Abbiamo gli occhi giusti per realizzare il rinnovamento completo. Bisogna partire dalle urgenze del territorio. Vanno innanzitutto riformate le politiche sociali. Certo, ci sono stati tagli ingenti, ma anche se i soldi sono pochi possono essere spesi meglio. Senza dimenticare una vera riforma della pubblica amministrazione perché diventi davvero ridotta nei costi, ma efficiente nelle risposte». E per Avellino andrebbero progettate meno opere strutturali e più contenuti. «Bisogna saper cogliere i veri punti di forza di un territorio. Nella programmazione di un intervento vanno coinvolti altri enti, associazioni per creare un sistema virtuoso che permetta non solo la realizzazione dell’opera ma anche il suo futuro e sviluppo. I fondi comunitari rappresentano un universo di possibilità e progetti da realizzare». E poi le donne. «Tra i miei progetti c’è quello di dotare il comune di Avellino del primo asilo aziendale. Un buon esempio per dimostrare l’importanza di conciliare i tempi del lavoro con quelli delle donne. Serve una vera cultura dei servizi sociali. Non basta creare opere, ma bisogna progettarne fruizione e sostentamento». Il tutto senza dimenticare l’università: «Avellino è l’unica provincia campana senza un ateneo, mentre proprio ad Avellino sarebbe doveroso far nascere, per la tradizione che abbiamo, un’università del cinema».

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