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La Grande Bellezza, la recensione dell’attore mercoglianese Giuseppe Joy Saveriano: “Un capolavoro di film e vita”

Pubblicato in data: 6/3/2014 alle ore:08:22 • Categoria: AttualitàStampa Articolo

Giuseppe Joy SaverianoSe n’è tanto parlato in questi giorni sul film italiano che ha vinto il premio Oscar “La Grande Bellezza” diretto dal regista napoletano Paolo Sorrentino. Ci sono stati tanti giudizi soprattutto sui Social Network per omaggiare o per criticare lo splendido riconoscimento come “miglio film straniero” ricevuto nella notte degli Oscar. A intervenire è l’attore mercoglianese Giuseppe Joy Saveriano, che in questi giorni ha rivisto il film e ammirato la sua bellezza: “la mia recensione l’ho vista dal profilo umano e in virtù di attore attento ad una grande opera come questa e mi piaceva divulgare la mia opinione per magari un giorno, non si sa mai, presentare questa recensione totale al Regista  Sorrentino ma sopratutto per farla girare sul web per molte persone che si sono espresse sul film che è per me e per il Mondo , ripeto, un oscar e capolavoro di film e di vita”. Ecco la recensione completa:

Ecco, è qui che si nasconde la verità, dietro questo incredibile chiacchiericcio che ha il suono di un bla, bla, bla.

 Io non so per quale motivo abbia cosi voglia di parlare di questa grande bellezza.

 Non sono Jep, ma sarei potuto esserlo se pur un poco non lo fossi stato o avessi potuto cominciare ad esserlo, ma come lui a 26 anni o più circa, 28 per la precisione, me ne son andato a Roma, da Campano, carico di sogni presi in giro per lo stivale ma nati fanciullescamente nella mia prima casa, ed ora passeggiavo con essi su quel Tevere che è il fiume della vita non per essere un mondano o il re dei mondani, ma per la voglia di trovare il suono di quel battello, impetuoso come una nave,  nel momento in cui avrebbe suonato e sarebbe passato.

 Sono così, come tanti e come tutti, un umile passante che ha passeggiato su quelle strade romane per cominciare a ricercare poi le proprie radici con l’inizio dell’esperienza che non ha mai fine nel lungo camminar di questa vita.

 Non posso avere la presunzione di poter dare una spiegazione ad una palese verità nascosta dietro alla maestria di un oscar di vita, ma posso dire con ricercata umiltà di dover invitare a fermare nel silenzio questo chiacchiericcio umano ed invogliare ad ascoltare nel medesimo silenzio il profondo suono che vibra nell’anima dalla visione di questo film.

 Ogni film, ogni arte, per natura alla sensibilità affine, si veste della sua encomiabile bellezza sposandosi con la verità che scopriamo quando siamo capaci di fidanzarci con il silenzio e baciare ad occhi aperti l’ascolto nel suono del richiamo delle prime campane.

 Ormai siamo tutti divisi dal giudizio su questa meravigliosa opera, che mai dovrebbe essere per divino insegnamento giudizio ma soltanto umile parere.

 Di una cosa comincio però ad essere certo, che è questa….

 NESSUNO NON possiede la forza di poter capire l’innumerevole significato che è nascosto in un film e quindi nella realtà presentata nella sua effimera e poi così  grande bellezza.

 NESSUNO NON può percepire il vero che si cela dietro la parola di un protagonista del film e del mondo, che è l’uomo.

 NESSUNO NON  percepirà oggi e domani la volontà di capire almeno un istante una scena della sua vita che fa parte sempre di un incredibile film.

 MA NON NESSUNO, MOLTI, purtroppo, persi nel rumore e nel disincanto di questa frenetica corsa che ha come traguardo una costruzione effimera della realtà, sono stati derubati della loro capacità naturale di ascoltare, in silenzio, non solo un film, ma la parte più intima della loro anima.

 E’ qui che la nasce la storia ed il miracolo di questa Grande Bellezza.

 Roma, il mondo, culla della civiltà e decadenza allo stesso tempo sono l’emblema dell’umanità nel disincanto pittoresco di questa mostra d’oltremare.

 Roma non è  solo Roma, è la Terra che viene presentata nei suo colori con il colore anche del mare, si invisibile , ma che un giorno deve risposarsi con quello uguale del Cielo.

 Chi è Jep, chi è l’Uomo non potremmo mai capirlo se non avremmo la volontà, lo sforzo, ed il dono divino per sacrificio concesso di percorrere il silenzio ed ascoltare le voci che ci sono in torno a noi  e che sussurrano nel rumore che sovrasta ogni lirica voce.

 E allora Jep è ognuno di Noi, chi più, chi meno, che ha nascosto il suo Oscar nella radici della riscoperta della Vita.

 Jep è il Dante Alighieri che ha bisogno di percorrerla anche nel limbo della mondanità perché un giorno possa lodare il suo compito, quello di scrivere la Vita a caratteri d’oro come il primo romanzo interrotto che stava scrivendo ed il momento stesso in cui ogni protagonista, nel proprio cammino, interrompe di scrivere per salire su quelle carrozze dell’omogeneizzazione e della superficiale razionalità senza sapere che quel momento, un giorno, sarà il Via della propria ricerca della presunta e diversa felicità.

 Jep , l’Uomo, il suo viaggio Dantesco nei gironi, nel mezzo del cammin di questa Vita ha una valigia che si fa carico della proprie rinunce, che si riempie degli abiti dell’apparente felicità per poi svuotarsi ed essere riempita di sogni e veri desideri di Vita nel momento in cui passeggia solitario per le strade di un fiume che echeggia al suo presente e che lo trascina lentamente senza farsene accorgere verso il futuro con uno sguardo seppur malinconico al passato celato di speranza.

 Ma niente è perduto….

 E’ cosi che il film, la Vita stessa inizia come nell’opera con il suono della Campane, che destano da quel viaggio senza una precisa meta .

 Bambini nella loro purezza e sorrisi nel parco della vita destano l’attenzione del protagonista che comincia a percepire che c’è un altro suono e richiamo, molto più naturale e puro, in questo enorme frastuono fatto di perduti sognatori, ambiziosi ed edonisti stelle del palcoscenico senza luce, aristocratici attenti al loro sangue blu opaco più che al rosso vivo che pulsa nel sangue della loro anima venduta ai saldi, alla generazione di uomini e donne persi nella loro ostentata e standardizzata presunta bellezza e mercante ricchezza , ed a quelle nicchie di finti individualisti che al contrario  si chiudono ed uniscono per assonanza e comune presunzione nei loro ghetti di club radical chic per dare una triste spiegazione di nicchia ai loro più grandi ed evidenti limiti. E con loro, nei trenini finti di lazzi e sorrisi, qualcuno comincia a rituffarsi e bagnarsi nell’acqua di nuovo, svestendosi dei propri  abiti pieni di sudore di una finta allegria di festa, mentre tanti, con il loro numero di prenotata saggezza, sono invece tristemente disposti, per essere uguali alla massa arrendevole, a lunghe ma veloci file per iniettarsi  il veleno della finta bellezza e non cercare, con il sacrificio di un lungo silenzio e cammino, l’antidoto alla propria intima felicità.

 Ma è qui che inizia Jep, il vero Uomo, a riflettere, a pensare, ad avvertire il bisogno di riprendere  quel Bacio che da giovane nel silenzio voleva dare alla sua vita ed al romanzo che stava per scrivere interrotto da un Amore e delusione per la vera Bellezza che mai svanisce e si ripresenta, seppur in veste diversa, quando è Uomo ed ora inizia ad avvertire e comprendere, per intenso e lungo peregrinare, non già vecchio e forse mai così nuovamente giovane, quello che cerca.

 E allora si presenta nella Sua vita per guidarlo e riconsegnarlo ad essa  la Madre della Vita stessa, che ha rinunciato per dono e sacrificio alla ricchezza accomodandosi sul letto duro della povertà con cui si è sposata, una Divina e Virtuosa Saggezza, travestita di vecchiaia per la sua immensa fatica che ha avuto il compito, nella sua dura salita, di riconsegnare la radice a tutti i figli che riconsegnerà a Dio nella strada e sulle scale che riportano e restituiscono alla ricercata e ritrovata Bellezza. Ha riconsegnato a Lui la sua Radice di cui si Lei si era sempre alimentata e di cui uno dei tanti figli non si era più cibato.  

 Jep a 65 anni  incontra finalmente in Terra la Madre di tutte le Madri per Amore del Padre e della Vita che LUI  gli ha donato e potrà scrivere di nuovo quel romanzo che aveva lasciato incompleto nella “prima giovinezza” .

 Egli non deve e non vuole più cercare di avere il potere di cambiare le cose, né deve e vuole avere più  il potere egocentrico di farle fallire.

 Ora ha in mano per Dono di nuovo la Sua Vita, con nuovi protagonisti probabilmente nella scrittura di questo nuovo romanzo chiamato Vita, ed uno di questi sarà lo specchio della sua anima, che è risalita su quella nave che è venuto a riprenderlo tra il naufrago silenzio di quell’oceano nel momento in cui egli ha percorso ripasseggiando la via stretta del suo fiume, quell’Anima vera che ora può tornare ad accarezzare e baciare, riscoperta e ritrovata, nella sua Nuova e più Grande Bellezza.

 ( Giuseppe Joy Saveriano )Foto Oscar 1

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