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“Verità per Giulio Regeni”: a quattro anni dalla scomparsa restano ancora ombre

Nel quarto anniversario della scomparsa a il Cairo, migliaia di persone sono tornate ieri era nelle piazze di tutta Italia per chiedere nuovamente “Verità per Giulio Regeni”.

L’omicidio del giovane ricercatore universitario è stato commesso in Egitto tra gennaio e febbraio del 2016. Regeni era un dottorando italiano dell’Università di Cambridge che venne rapito il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir; venne poi ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani.

Le condizioni del corpo, ritrovato vicino al Cairo in un fosso lungo l’autostrada per Alessandria, mostrarono evidenti segni di tortura che si ipotizzò fosse in relazione con i legami che Regeni si supponeva avesse con il movimento sindacale che si opponeva al governo del generale al-Sīsī, legami che tuttavia non sono mai stati provati.

L’uccisione di Giulio Regeni ha dato vita in tutto il mondo, e soprattutto in Italia, a un acceso dibattito politico sul coinvolgimento nella vicenda e dei depistaggi successivi, attraverso uno dei suoi servizi di sicurezza, dello stesso governo egiziano. Tali sospetti hanno costituito motivo di forti tensioni diplomatiche con l’Egitto.

Lo striscione giallo “Verità per Giulio Regeni” ha fatto il giro del mondo. Amnesty International ha così lanciato dal 2016 una campagna per non permettere che l’omicidio del giovane ricercatore italiano finisca per essere dimenticato, per essere catalogato tra le tante “inchieste in corso” o peggio, per essere collocato nel passato da una “versione ufficiale” del governo del Cairo.

“Qualsiasi esito distante da una verità accertata e riconosciuta in modo indipendente, da raggiungere anche col prezioso contributo delle donne e degli uomini che in Egitto provano ancora a occuparsi di diritti umani, nonostante la forte repressione cui sono sottoposti, dev’essere respinto.

“Verità per Giulio Regeni” è diventata la richiesta di tanti enti locali, dei principali comuni italiani, delle università e di altri luoghi di cultura del nostro paese che hanno esposto questo striscione, o comunque un simbolo che chieda a tutti l’impegno per avere la verità sulla morte di Giulio” scrive Amnesty International.

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