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Coronavirus, il Venerdì Santo nei versi di Gabriele De Masi

È il crocifisso ligneo miracoloso di San Marcello, che fermò la peste nel XVI secolo, il simbolo di questo Venerdì Santo ai tempi del Coronavirus. Il dolore, la processione della Via Crucis, la preghiera e la speranza nei versi di Gabriele De Masi.

 


Chiese

 

Chiuse, coi drappi viola del dolore

sui volti dei santi nei tabernacoli,

neanche la traccola batte l’ora

delle funzioni che chiamano a preghiera

i devoti per ultime ore al Salvatore.

La campana legata a penitenza

è muta in cima al gran sepolcro.

Non richiama, non si va per altari

ai ciuffi bianchi del grano cresciuto

al tetro buoi delle sacrestie.

Né, alle cadute sacre di Gesù,

seguito dalla Vergine dal nero velo,

trafitta in petto dalle spade dolorose.

Preghiamo nelle case, alla televisione,

né incenso né fiori, impedito incontro

ai luoghi nuovi di processione.

Simone, Cireneo, sì, penitente,

per una volta, sull’erta col Fratello,

sfiancato dal peso del fardello.

Cristo dalle chiese. Cristo tra la gente.

 

                    Gabriele De Masi

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