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All’Ite Amabile di Avellino il ricordo del sovrintendente Campanello esempio di legalità. La vedova: «Siamo indignati perché a distanza di 31 anni non conosciamo la verità». FOTO

Pubblicato in data: 14/12/2024 alle ore:15:44 • Categoria: AttualitàStampa Articolo

«Siamo indignati perché a distanza di 31 anni non conosciamo ancora la verità che non deve essere appannaggio solo dei familiari delle vittime ma di tutti i cittadini. Uno Stato che non è capace di assicurarla non è perfetto. Qualcuno ha sbagliato«Siamo indignati perché a distanza di 31 anni non conosciamo ancora la verità che non deve essere appannaggio solo dei familiari delle vittime ma di tutti i cittadini. Uno Stato che non è capace di assicurarla non è perfetto. Qualcuno ha sbagliato»
A chiedere che si faccia luce, con voce emozionata dal dolore ma decisa, è la signora Antonietta Oliva, vedova del sovrintendente di polizia penitenziaria Pasquale Campanello assassinato l’otto febbraio del 1993 davanti la propria abitazione a Mercogliano.
L’occasione è stato l’incontro promosso dall’Istituto Ite Amabile di Avellino e l’associazione Libera per ricordare l’“Eroe civile della nostra comunità”.
Un confronto aperto dai saluti istituzionali della dirigente scolastica Antonella Pappalardo e dagli interventi del consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Avellino Maria Rita Martucci, referente dei progetti di legalità, il pm Luigi Iglio sostituto procuratore presso la Procura del Tribunale di Avellino e il vicequestore Aniello Ingenito, capo della Squadra Mobile di Avellino. Sull’efferato omicidio è stata riaperta un’inchiesta ma ad oggi la verità appare ancora lontana.
Nel suo toccante intervento la vedova Campanello ha condiviso con gli studenti il proprio dolore «nel corso degli anni, come dice don Ciotti, ho imparato a non condannare tutto e tutti. Ad avere speranza. Non abbiamo voltato le spalle a questo stato che non ha saputo proteggere uno degli uomini migliori, tant’è che oggi figlio Armando è nella polizia, nella mobile».
Lancia poi un messaggio di speranza alle nuove generazioni «Questa è la memoria che si fa impegno. Questo è lo sforzo che faccio perché vorrei che quel sacrificio avesse un senso. Che quel ricordo rimanga vivo». Una ferita che resta aperta ha raccontato: «All’inizio non riuscivo a capire. Sapevo del ruolo importante che occupava nel padiglione Venezia del Carcere di Poggioreale, il padiglione del 41 bis. Qui ha avuto un carico di responsabilità che lo ha esposto. Quelli erano gli anni della ribellione al 41 bis, e con la sua uccisione si è voluto dare una dimostrazione facendolo con chi non scende a compromessi, con chi non gira la testa dall’altra parte. Non era severo. Ma rispettava le leggi. Era una persona buona, gentile e amabile. Non si sentiva di tradire quel giuramento che aveva fatto alla Repubblica. Per lui solo esisteva lavoro e famiglia. Il mio intento è sempre lo stesso: raccontare e condividere questo dolore affinché tragedie simili non si ripetano mai più. Credo che Pasquale possa essere, mai come in questo momento di grandi fragilità, un esempio per i giovani» ha concluso Antonietta Oliva. La preside Antonella Pappalardo, ha sottolineando l’importanza di questi incontrisulla legalità: «È facile ricordare nomi celebri come Falcone e Borsellino, ma le vittime delle nostre terre sono spesso meno note. È fondamentale che i giovani comprendano che un delitto non è solo il dramma di un momento o di una famiglia. Questi eventi colpiscono profondamente anche le forze dell’ordine e gli inquirenti, lasciando dolori che si protraggono nel tempo».
Il pm Iglio invece, come il dottore Ingenito, hanno inviato i giovani non perseguire falsi miti «la strada più lunga e tortuosa è di chi sceglie la legalità e non il soldo facile. Voi dovete fare forza su voi stessi e ribellarvi. Non vi dovete far condizionare. La cultura della legalità deve essere sensibilizzazione e confronto quotidiano, memoria viva».  

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