Rapporto Fma, Landini(Fiom):«Occorre partecipazione per avviare un nuovo sistema produttivo». Guarda lo Speciale Video
Pubblicato in data: 19/10/2010 alle ore:17:26 • Categoria: Attualità • Stampa Articolo“A motori spenti” occorre trovare un modo per ripartire, la Fiom-Cgil ha presentato questa mattina nella sala del “Country Sport” di Picarelli, il rapporto sull’FMA e l’autoindustria in provincia di Avellino. Ad introdurre l’incontro tra sindacato, istituzioni e lavoratori, il segretario provinciale Fiom, l’atripaldese Sergio Scarpa che ha sottolineato la gravità della situazione aggravata dalla perdita di 20mila motori,«Sono dati allarmanti – dice Scarpa – la Fiat deve presentare un piano per la Fma di Pratola Serra su come poter sopperire alla perdita di produzione di 20mila motori. Basta alle perdite di tempo, chiediamo un incontro al Ministero, la Fiat deve entrare nel merito si deve concretizzare un piano industriale altrimenti non escludiamo mobilitazioni di piazza».
I lavoratori hanno registrato, infatti, una contrazione del proprio stipendio pari al 39% poiché il 70% dei giorni lavorativi sono stati di cassa integrazione. Numeri tristi che, in vista delle prospettive di investimento del comparto Fiat all’estero e non in Italia, non possono che peggiorare se non si interviente con una virata nella giusta direzione. Sono intervenuti nel corso della mattinata il Presidente della Provincia Cosimo Sibilia, il presidente dell’Unione Industriali Silvio Sarno, Maurizio Landini Segretario Generale Nazionale Fiom, Maurizio Mascoli Segretario Fiom Campania, Andrea Mennola, Segretario Fiom di Napoli, Franco Percuoco Rsu Fma di Pomigliano, Vincenzo Petruzziello, segretario della Cgil di Avellino, Francesco Pirone e Giuseppe Morsa Rsu Fma di Pratola Serra. A concludere l’incontro il segretario nazionale Fiom, Landini:«Oggi è una giornata importante insieme a quella di sabato scorso a Roma. Giorni in cui si sta indicando la maniera di uscire dalla crisi attraverso una strada diversa attraverso il confronto: tutti devono avere la possibilità di decidere sui propri contratti. Il Governo si è mosso in maniera sbagliata sia verso i lavoratori che verso le aziende. Il problema è che è cambiato il sistema: si deve ripensare al prodotto che non è più l’automobile in sé ma la mobilità che comprende altri e diversi fattori quali il traffico, l’inquinamento, le risorse alternative. La Fiat in Italia ha rifiutato il denaro pubblico, cosa che invece all’estero ha accettato. In Serbia, in Polonia ci sono assunzioni e produzione, in Italia si licenziano 20mila persone. Occorre un cambiamento di rotta sia da parte del Governo che di Confindustria: basta agli accordi separati». Il Presidente della Provincia di Avellino, Sibilia ha, invece, sottolineato la complessa situazione critica che l’Irpinia sta affrontando su più fronti:«E’ una questione da inserire nel contesto nazionale per arrivare a un risultato soddisfacente. L’Irpinia sta vivendo una triste realtà, quella dello spopolamento, in particolare l’alta Irpinia toccata anche dai tagli alla sanità. Voglio portare a compimento un’azione che porti a una soluzione tangibile. Altra nota dolente è l’ambiente l’emergenza di Napoli coinvolge l’intera regione anche se, da questo punto di vista, l’Irpinia è una provincia virtuosa. L’emergenza non è finita ma per Avellino abbiamo il cauto ottimismo che stiamo sulla buona strada». «La piattaforma lavorativa si è ristretta abbiamo ragione a chiedere – dichiara il presidente di Confindustria Silvio Sarno – l’elemento che contraddistingue il lavoro in provincia è uno solo: il territorio che crea le politiche territoriali. Abbiamo una classe dirigente inadeguata, anche prima della crisi non sono stati capiti gli assets di sviluppo della nostra provincia. Fma e Irisbus non possono vivere solo di forniture estere. Il consorzio “Irpinia auto motive” nacque per questo, per consolidare e unire tra loro le realtà industriali operanti nel settore dei trasporti sul territorio. Ma dopo sette mesi dall’ok agli investimenti campani, il nulla da parte delle istituzioni e il silenzio da parte della classe dirigente locale che dovrebbe caratterizzare il nostro territorio. Inutile lo sciopero, da cosa si sciopera se il lavoro non c’è? E’ difficile, oggi, fare un piano industriale e rispettarlo perché, da imprenditore posso constatare, che il mercato cambia più velocemente rispetto agli anni passati. Cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno, guardando con favore a quello che si è fatto».
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