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Festa della Candelora, la juta a Montevergine nei versi di Gabriele De Masi

Pubblicato in data: 31/1/2013 alle ore:11:27 • Categoria: CulturaStampa Articolo

Sabato 2 febbraio 2013 si rinnova a Montevergine l’antica festa della Candelora che qui diventa la festa dei femminielli, i quali in questo giorno si recano in processione al santuario per ringraziare Mamma Schiavona, protettrice dei diversi. Una legenda vuole che, prima ancora della fondazione del santuario, due omosessuali, scoperti in atteggiamenti intimi, furono mandati a morire di freddo sulla cima della montagna, ma, protetti da Mamma Schiavona, i due giovani sopravvissero e poterono amarsi. Per questo, si dice, ancora oggi i femminielli si recano al santuario, per ringraziare la Madonna per il miracolo e per salutare l’arrivo della primavera. Un tradizionale pellegrinaggio, tra sacro e profano, una festa con canti, balli, tammurriate, per onorare la “Mamma Celeste”.

Montevergine

Canto a fronna con voce a distesa,

lacrime, sudore, attesa di semina,

afa ,raccolto, sete, affanno,

batti tamburello gioioso al manto

di grano, raccolto a preghiera,

danza piede sull’aia tra i covoni;

si spegne la bella stagione,

domani sarà già autunno e, ancora,

l’inverno non lontano preme alla salita

del monte da Te, Vergine d’esultanza,

passando per i martiri d’Abellinum,

il diacono Romolo, il vescovo Sabino,

e all’altre sei Dame di perdono e speranza

trafitte di spade, capo chino sul Figlio,

dolore e salvezza del mondo, premiata

causa del devoto Guglielmo in eremo.

Batte il tamburo, vibra il timpano

nella salita e discesa, a chi intona

nenie e lai già a Candelora, vierno

fora, tutti figli, servi tuoi, noi,

Madonna, con la voce roca, lenta,

la faccia per terra, sulle gambe

stanche piegate in ginocchio.

Ritma la musica, assorda e arranca

la tammorra, geme la ciaramella

e “ ‘a figliola canta…”, salendo l’erta santa,

un amore perduto e d’un peccato il perdono.

“Simm’ jute e simmo venute,

quante grazie …”; Mamma Schiavona!

Gabriele De Masi

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